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01142: Re: [WDDM] Response to PVR - Regarding rule by representatives

From: Giorgio Menon <giorgio.menon(at)pd.infn.it>
Date: Thu, 24 May 2007 09:57:04 +0200
Subject: Re: [WDDM] Response to PVR - Regarding rule by representatives

Caro Antonio,
la tua risposta mi giunge come piacevole sorpresa. A dire il vero non ho
mai rsiparmiato critiche a nessuno (me compreso) nè certamente non ho
mai avuto nulla di personale contro di te. Credo che l'animo della
ricerca ragionata sia critica. Il ragionevole dubbio poi pone dei limiti
che prevengono la deriva fondamentalista. Parlando della quale ho letto
con piacere il tuo ultimo allegato che però mi lascia dubbioso su alcuni
aspetti. Tralascio per il momento la questione centrale ovvero
l'educazione nei primi anni di vita (magari ne riparleremo più avanti se
credi) e vengo alle mie perplessità. Se è vero che, come dice Chomsky e
come la storia dimostra, che la democrazia non è tutto sto gran che, ma
un restyling delle vecchie oligarchie cleptocratiche, non capisco il
senso della tua affermazione: "Ma noi popoli democratici, come
riusciremo ad invitare coloro che democratici non sono ad abbandonare il
modello educativo che inclina i figli verso il fondamentalismo, se non
saremo capaci di liberarcene anzitutto noi, nelle nostre case e nelle
nostre famiglie?"
Da questa affermazione si deduce che la democrazia ha dei valori che le
dittature non hanno. E quali sarebbero questi valori, considerato che
sempre del solito 2% (tanto da una parte che dall'altra) si parla? Non è
invece che noi che abbiamo subìto l'imprinting democratico di questa
società patriarcale vediamo solo ed esclusivamente i valori imposti e
scartiamo a priori gli altri? Quello che voglio dire è che vedo una
profonda analogia tra l'ambiente familiare da te descritto e quello
sociale. Se in famiglia succede che l'omologazione ideologica e
comportamentale partorisce modelli di deresposabilizzazione verso le
derive (droga, terrorismo etc..) questo succede anche a livello sociale
e succede proprio per gli stessi motivi. Ci viene insegnato che
democrazia è bello perchè non esiste nulla di meglio e ne abbiamo un
disperato bisogno, proprio come del papà e della mamma, e non importa
quanto stronzi siano. Non c'è confronto (o antitesi, come la chiami tu).
Non mi ritengo fortunato ad appartenere a ciò che tu chiami un popolo
democratico. So che c'è di meglio, c'è stato e sempre ci sarà. C'è anche
di peggio, naturalmente, ma perchè accontentarsi o addirittura
giustificare le scandalose diseguaglianze attuali?

Un'altra frase mi ha lasciato perplesso:
"L’eventuale sintesi diventa un elemento del pensiero, a monte del
linguaggio."
Non mi risulta che a monte del linguaggio esista pensiero, visto che
viene formulato con tanto di sintassi e grammatica. Discorso diverso
sono le intuizioni.

Infine una precisazione: il ‘Principio di indeterminazione’ di Eisemberg
non lo conosco, ma conosco il principio di indeterminazione di Heisenberg
http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_indeterminazione_di_Heisenberg
Credo si tratti di un refuso che merita di essere corretto.

Grazie per l'invito. Se passo ti scrivo e, naturalmente, se passi per
Voltabarozzo sei sempre il benvenuto.
Hai già tirato fuori la moto?

Cari saluti

Giorgio



Antonio Rossin wrote:

Caro Tonguessy

Ti ringrazio per il tuo favorevole commento, tanto più gradito
perché mi viene da una persona che non mi ha mai risparmiato
le critiche.

In segno di riconoscenza, ti allego il mio ultimo lavoro, che ho
terminato proprio alcuni minuti fa.

Cari saluti,

antonio
PS.
Non abito più in fondo al Po. Pensionato da un anno, sono tornato
nel padovano, a Villa Estense, via Cesare Battisti 1, nella vecchia
casa di famiglia. Se passi da queste parti, fermati che sarai gradito.










Giorgio Menon ha scritto:

Antonio Rossin wrote:

Hi,

Unfortunately, most of democracy activists neglect
facing this very subject, that is, the about 98 % of the population
being dependent on the about 2 % of the
"politicians" opinion engineering anf PR to the only
advantage of the power-holders elite


Great post. Add this to the fact that science is no ethical but an
utilitarian tool boosting the capabilities of interaction with the
environment (firmly in the hands of the same 2%) and the picture is
pretty clear: our rulers make an intense use of modern science
(democracy included) to wipe our need and seek for peace off, while
teaching us how good all this mess is.
If there's a hope, that hope lays in a reduction of this democracy
and technology and in a greater social and personal responsability.
Which is exactly what modern democracies want to reduce via PR. Bow
and obey, and everything will be fine: we KNOW what does you good.

Regards

Giorgio



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